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Proposte

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Lista di controllo per la predisposizione di una proposta

Durante la procedura di trasmissione di una proposta, gli autori devono verificare il rispetto dei seguenti requisiti; la submission potrebbe essere rifiutata se non aderisce a queste richieste.
  • Il mio articolo risponde alla call for paper che ho scelto all'inizio della submission.
  • Il file è stato composto seguendo le istruzioni su come assicurare una revisione cieca.
  • Dove disponibile, è stato fornito il DOI nei riferimenti bibliografici.
  • Riporterò i metadati obbligatori della proposta, rispettando quanto indicato nelle Norme redazionali. Ho inserito tutti i metadati in minuscolo, con le iniziali maiuscole.
  • Dichiaro di aver letto, firmato e caricato nell'archivio delle proposte, dopo aver terminato il processo di submission, la lettera di liberatoria della rivista. L’articolo non è stato precedentemente pubblicato né proposto a un’altra rivista.

Linee guida per gli autori

FrancoAngeli mette a disposizione di tutti i propri autori le guide tecniche per la submission delle proposte, scaricabili da questa pagina. Per supporto specifico, contattare via email: journals@francoangeli.it

Articoli per sezione non monografica

Call for papers (2022-2023)

Questa Call for papers riguarda articoli a tema libero che saranno valutati per la pubblicazione nella sezione «Saggi» nel corso delle annate 2022 e 2023. Si invitano pertanto gli studiosi italiani e stranieri, esperti e operatori sociali a proporre contributi su tematiche concernenti il lavoro, con riferimento alle variegate articolazioni che esso assume nell’economia formale e informale e relativi mercati, organizzazioni e istituzioni; ai diversi principi di organizzazione sociale in riferimento al tempo, allo spazio, alla dimensione di genere, di età, ecc.; ai molteplici fenomeni e aspetti con cui si intreccia: dalla conoscenza, ai processi formativi e alla politica, dalla vita familiare al tempo libero, dai processi migratori ai dispositivi di welfare, fino alle più recenti trasformazioni del lavoro nell’economia digitale.

Nel processo di selezione saranno privilegiate le proposte che meglio combineranno diverse angolature di osservazione: teoriche e di ricerca, micro e macro-sociologiche, specificamente contestualizzate e orientate alla comparazione. Sono ritenute di grande interesse anche riflessioni critiche su categorie di analisi o su specifici approcci teorici, nonché letture contemporanee di classici della sociologia economica e del lavoro.

Le proposte di saggio, in versione completa (in italiano o in inglese), per un massimo di 8.000 parole, redatte rigorosamente in base alle norme redazionali della Rivista (disponibili a questo link: https://static.francoangeli.it/fa-contenuti/riviste/nr/sl-norme.pdf), dovranno essere inserite sulla piattaforma OJS della casa editrice, utilizzando il pulsante «Proporre un saggio» nella pagina web di Sociologia del lavoro del sito Franco Angeli: https://www.francoangeli.it/riviste/sommario.aspx?IDRivista=83 seguendo le istruzioni per la presentazione della proposta.

Qualora il saggio non risulti pertinente con i temi della Rivista o sia apertamente al di sotto degli standard previsti entro 45 giorni ne sarà data comunicazione all’Autore/Autrice e agli/alle Autori/Autrici. In caso di interesse da parte della Redazione esso verrà sottoposto alle procedure di double blind peer review in vista della decisione in merito alla pubblicazione. L’esito di tale valutazione, unitamente ai suggerimenti dei valutatori, sarà tempestivamente comunicato al/alla/agli/alle Autore/Autrice/Autori/Autrici.

In fuga dal lavoro? n. 171 (1)/2025

Il presente Special Issue ha due obiettivi principali. In primo luogo, intende mettere ordine tra fenomeni connessi che vengono semplicisticamente etichettati come Antiwork. Riteniamo da questo punto di vista che alla letteratura scientifica sia richiesto di delineare meglio i confini tra fenomeni ancora spesso trattati in modo indistinto e di specificarne analogie e differenze, nonché di chiarire se e in che misura è possibile – e opportuno – indagare tali fenomeni con strumenti teorico-analitici comuni.
In secondo luogo, lo Special Issue intende raccogliere contributi capaci di mappare e delimitare questi fenomeni da un punto di vista empirico, su singoli casi settoriali o nazionali o per comparazione, anche con la finalità di comprenderne la reale estensione, al di là delle narrazioni e rappresentazioni mediatiche che li hanno resi celebri.

La “posta in gioco” nei conflitti di lavoro: sguardi sociologici a partire da Alain Touraine. n. 170/2024

Una Special Issue su “la posta in gioco dei conflitti di lavoro” offre la possibilità di unire riflessioni di lunga data a quelle più recenti, aprendo il dibattito su quale sia il terreno principale dei conflitti di lavoro oggi. Se l’ineguaglianza è cresciuta in Italia come nella maggior parte dei paesi negli ultimi decenni, la sua traduzione in termini di conflitti sociali non è affatto meccanica. Per Touraine (1984), la classe è un attore storico e quindi o è “classe per sé”, o non è classe. Oggi assistiamo a ridefinizioni delle posizioni nei conflitti economici: si prenda ad esempio lo slogan “we are the 99%” del movimento Occupy, lontano da una concezione di classe tradizionale, o l’emergere della categoria di “precariato”, in tensione con quella di “salariato” (Meardi et al., 2021).

Collocare il lavoro e la logistica nell’economia globale – 169/2024 (2)

PREMESSA

La logistica, intesa come strumento di gestione dei flussi di merci e di trasporto, si è ormai affermata come uno degli aspetti strategici dell’economia. La complessità organizzativa di una catena logistica è direttamente proporzionale alla crescente strutturazione delle imprese in “reti” e alla frammentazione delle catene globali del valore. L’economia moderna genera sempre più esigenze di sincronizzazione, che si adattano alla tendenza generale di riduzione dei cicli temporali di produzione (Veltz, 2017).

La crisi pandemica ha ulteriormente aumentato la consapevolezza che, in un contesto di forti interdipendenze tra le economie, basta uno shock che colpisca uno degli anelli della catena per avere un impatto sistemico. Mentre alcuni osservatori affermano la fragilità delle catene globali del valore e la tendenza alla de-globalizzazione, altri prevedono una crescita della logistica come settore (Baldwin, 2020).

Dall’inizio della pandemia, le catene di fornitura globali sono comunque sottoposte a forti pressioni, con ripercussioni sulle condizioni di lavoro. Le distorsioni nel mercato del lavoro della logistica - come la carenza globale di autisti di camion - sono controbilanciate dall’attuale modello di competizione lungo l’intera catena logistica del trasporto merci, che generalmente consiste di tre dimensioni sempre più integrate: attività marittime, movimentazione nell’area portuale e servizi di trasporto nell’hinterland attraverso i centri distributivi.

C’è stata una notevole confusione concettuale sulla logistica nel contesto delle categorie marxiane di circolazione, distribuzione e produzione. Alcuni autori sottolineano che le attività di magazzino prendono sempre più il sopravvento sugli aspetti della produzione, altri sostengono un predominio della circolazione e/o della distribuzione sulla produzione a causa di una svolta logistica dell’economia. Mentre gran parte della ricerca si è concentrata sul commercio, altri settori come l’energia, l’edilizia e l’industria potrebbero mostrare caratteristiche diverse (Bologna e Curi, 2019).

 

OBIETTIVI

L’obiettivo della call for special issue è di delineare le dinamiche di cambiamento lungo la catena logistica, con particolare attenzione al lavoro. Dai distretti industriali, oggetto di diversi studi in Italia, questo numero intende analizzare i distretti logistici, le infrastrutture di trasporto e le piattaforme (sia digitali che materiali). In questo contesto, ci proponiamo di sollevare alcune questioni che non hanno ancora trovato risposte esaurienti e che potrebbero consentire descrizioni empiriche più precise sugli studi del lavoro in questo settore:

- Qual è il peso del settore logistico in termini di numero di lavoratori/trici e di fatturato finanziario in relazione all’economia complessiva? Quali i profondi cambiamenti (Allen 1997)?

- C’è stata più o meno segmentazione tra le diverse componenti della forza lavoro all’interno del settore logistico nel tempo, e se sì, quali differenze si riscontrano tra i paesi e le regioni del mondo?

- Quali segmenti della forza lavoro appartengono alla logistica, e perché? Il termine è stato esteso alle consegne dell’ultimo miglio e ai tassisti che non sarebbero stati considerati parte della logistica due decenni fa. I magazzini di Amazon fanno parte della logistica, e i magazzini dei supermercati fanno parte del retail, o piuttosto il contrario?

- Come può essere compresa la relazione tra la logistica e i concetti marxiani di produzione e distribuzione ecc., e come questo avviene in diversi settori (ad esempio la vendita al dettaglio, la fornitura di energia e l’agroalimentare)?

- Quali sono le possibili conseguenze dell’automazione come i terminal robotizzati, i magazzini e i camion a guida autonoma per il lavoro nella logistica di fronte all’attuale carenza di manodopera in alcuni settori della logistica?

- Quali sono le forme organizzative del conflitto dei/lle lavoratori/trici della logistica? Mostrano piuttosto tendenze verso un’organizzazione intersettoriale con i lavoratori di altre aree, o invece una collaborazione tra diverse parti del settore?

 

AMBITI TEMATICI

In tale prospettiva, la special issue si propone di raccogliere 5/6 contributi, in italiano e/o inglese. Invitiamo a presentare studi e ricerche incentrate sulla forza lavoro impiegata per assicurare il flusso, la movimentazione e il trasporto delle merci su scala globale. Lavoratori portuali, facchini, marittimi, camionisti, lavoratori aeroportuali, macchinisti, ma anche corrieri, rider o autisti impegnati nell’ultimo miglio della logistica urbana: tutti questi profili operano all’interno di quel complesso panorama che chiamiamo logistica, con regolazioni, competenze, condizioni contrattuali e lavorative diverse tra loro. Alcuni di questi profili professionali riguardano il trasporto delle merci per via terrestre, marittima o fluviale, aerea o ferroviaria; altri riguardano la movimentazione e la gestione delle merci nei magazzini o nei centri di distribuzione, nei terminal portuali o aeroportuali, nei terminal ferroviari intermodali. A questi profili professionali potremmo aggiungere il personale tecnico, i manager, gli sviluppatori di software, gli informatici delle aziende e degli spedizionieri, gli operatori logistici per conto terzi (3PL). Questo numero monografico intende ospitare contributi concettuali, etnografici e/o qualitativi/quantitativi che forniscano una descrizione del sistema di governance, della più ampia economia politica e dell’impatto dei recenti mutamenti sulle condizioni di lavoro in questo settore strategico dell’economia globale.

I contributi possono includere (ma non solo) i seguenti temi:

- Condizioni di lavoro lungo le catene marittime e logistiche

- Impatto delle innovazioni tecnologiche, della digitalizzazione e dell’automazione sulla riorganizzazione del lavoro

- Forme di resistenza, conflitti e mobilitazioni sul luogo di lavoro

- Rapporti di potere, razzializzazione e genderizzazione

- Distorsioni, sfide e tendenze del mercato del lavoro nella logistica

- Gestione della forza lavoro logistica

- Relazioni tra regolamenti nazionali e sovranazionali ed effetti sui regimi di lavoro della logistica

- Contrattazione e rappresentanza nelle catene logistico-marittime

- Relazione del settore logistico con la più ampia economia politica del capitalismo

- Concettualizzazione del lavoro nella logistica attraverso la cornice analitica Marxiana.

 

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE

Gli articoli, in italiano o inglese, devono essere caricati entro il 15 dicembre 2023 sulla piattaforma informatica Open Journal Systems di FrancoAngeli, registrandosi come «autori» alla pagina http://ojs.francoangeli.it/_ojs/index.php/sl/index e seguendo le istruzioni per caricare l’articolo completo. L’articolo potrà avere una lunghezza massima di 8.000 parole e dovrà tassativamente rispettare le norme editoriali della rivista: https://www.francoangeli.it/riviste/NR/Sl-norme.pdf

Non si accettano testi che non siano stati editati secondo le norme redazionali o di dimensioni eccedenti quelle indicate in questa call. Gli articoli correttamente formattati e caricati sulla piattaforma informatica della rivista saranno sottoposti al processo di double blind peer review.

 

Bibliografia di riferimento

Allen W.B. (1997) “The Logistics Revolution and Transportation”, Annals, AAPSS, 533, 106-116.

Baldwin R., Weder De Mauro B. (2020) Economics in the time of Covid-19, London, CEPR Press.

Bottalico A. (2019) “Antwerp and Genoa. Two ports in transition between traditional labour systems and global production networks”, Etnografia e ricerca qualitativa, Rivista quadrimestrale, 2/2019.

Bologna, S., & Curi, S. (2019). “Relazioni industriali e servizi di logistica: Uno studio preliminare”. Giornale di diritto del lavoro e di relazioni industriali, 161/2019, pp 125-156.

Fox‐Hodess K. (2017) “(Re‐)Locating the Local and National in the Global: Multi‐Scalar Political Alignment in Transnational European Dockworker Union Campaigns”, British Journal of Industrial Relations.

Ness I., Alimahomed-Wilson, J. (Eds.) (2018). Choke points: Logistics workers disrupting the global supply chain, London, England: Pluto Press.

Nowak J. (2021) “Do choke points provide workers in logistics with power? A critique of the power resources approach in light of the 2018 truckers’ strike in Brazil”, Review of International Political Economy.

Veltz P. (2017) La société hyper-industrielle. Le nouveau capitalisme productif, Seuil, Paris.

Disuguaglianze di genere nel lavoro accademico - 168/2024 (1)

CONTESTO E OBIETTIVI

La disparità di genere nelle carriere accademiche e nella ricerca è un fenomeno globale, anche se le cause e le conseguenze variano nei diversi contesti nazionali. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni e la crescente attenzione prestata al tema, ad esempio in Europa con l'Agenda di Lisbona e la creazione dello Spazio Europeo della ricerca nel 2000, il raggiungimento della parità di genere in vari luoghi di lavoro e professioni, tra cui il mondo accademico, rimane una sfida importante. Mentre le studentesse universitarie ottengono risultati migliori di loro colleghi maschi, la situazione cambia improvvisamente nelle posizioni di post-dottorato e peggiora ulteriormente durante le successive fasi della carriera accademica. In Italia, ad esempio, come in altri paesi, le donne rimangono significativamente sottorappresentate non solo nelle fasi iniziali della carriera, ma anche nelle cattedre ordinarie e nelle posizioni dirigenziali (Checchi, Cicognani e Kulic 2018; Murgia e Poggio 2019; Picardi 2019; Gaiaschi e Musumeci 2020). Questi fenomeni sono noti anche attraverso alcune metafore. La prima è quella del “rubinetto che perde” (leaky pipeline) che indica il processo per cui le donne continuano ad avere più probabilità dei loro colleghi maschi di abbandonare la carriera scientifica. La seconda è quella della “porta di cristallo” (glass door), per cui le donne hanno meno probabilità degli uomini di accedere a posizioni stabili (Picardi 2019). Infine, la terza metafora è quella del “soffitto di cristallo” (glass ceiling) per descrivere quella barriera invisibile che rende più difficile alle donne raggiungere gli stadi più alti della carriera (diventare ordinarie e in generale scalare le posizioni apicali).

Nonostante la crescente femminilizzazione delle professioni accademiche, nelle università persistono ancora ampi divari di genere derivanti da stereotipi di genere e pratiche di disuguaglianza (van den Brink e Benschop 2011). Le più recenti trasformazioni delle istituzioni universitarie, sulla scia della svolta ‘neoliberista’, con la loro enfasi sul merito, sulla produttività, la valutazione delle prestazioni e “l’eccellenza scientifica”, sembrano aver contribuito ad ampliare invece che ridurre divari di genere nell’accademia. Inoltre – come dimostrato ormai da un’ampia letteratura – anche la pandemia da Covid-19 ha contribuito ad esacerbare la disuguaglianza di genere nel mondo accademico, soprattutto per coloro che occupano le posizioni più precarie (King e Frederickson 2020).

Lo scopo di questa sezione monografica è quello di approfondire l’analisi delle disparità di genere nelle carriere accademiche sia nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) che SSH (Social Sciences and Humanities), e sul ruolo che hanno le politiche di parità di genere introdotte e implementate dalle università o da altre istituzioni e organizzazioni che operano nell’ambito della ricerca scientifica nel colmare i divari di genere.  In particolare, il panel è interessato a comprendere: come le differenze di genere e le disuguaglianze di genere vengono (ri)prodotte nelle varie fasi della carriera accademica (reclutamento, mantenimento, avanzamento di carriera) e nelle diverse discipline nel mondo accademico e della ricerca, e come sono collegate ai cambiamenti strutturali e ai fattori culturali che operano a livello individuale, organizzativo e istituzionale (Risman 2004). Inoltre, questo numero monografico è interessato a considerare il ruolo delle politiche e dei programmi pubblici nella promozione del cambiamento e nel rafforzamento dell'equità. Ciò implica sia districare il ruolo dei fattori culturali (es. norme sui ruoli di genere) rispetto alle barriere strutturali (es. regole e pratiche di reclutamento/selezione/valutazione), sia considerare la complessa interazione tra il livello micro (atteggiamenti individuali, preferenze e decisioni), il livello meso (pratiche, culture e processi organizzativi) e il livello macro (gli assetti istituzionali e le normative e politiche nazionali).

 

STATO DELL’ARTE

La disuguaglianza di genere è un fenomeno persistente in tutto il mondo e in ogni ambito socio-economico (OCSE 2017). La sottorappresentazione delle donne nelle professioni accademiche e di ricerca ha suscitato interesse nel mondo scientifico, nonostante il dibattito sugli ostacoli alla piena partecipazione delle donne e sui principali fattori che spiegano la disparità di genere sia ancora aperto. Gli studi discutono se ciò sia dovuto a una palese discriminazione di genere, pregiudizi di genere inconsci, divario di genere nella produttività scientifica o ad altri fattori più o meno visibili o sottili. La letteratura mainstream fornisce due approcci principali per spiegare lo squilibrio di genere nei contesti accademici e di ricerca: spiegazioni dal lato dell'offerta e spiegazioni dal lato della domanda (Carriero e Naldini, 2022).

Secondo le prime, la posizione di svantaggio vissuta dalle donne nel mondo accademico dipende da meccanismi di “autoselezione individuale”. In questo corpus di studi, vengono citate una serie di ragioni diverse per spiegare il divario di genere nella performance scientifica e la posizione di svantaggio della componente femminile nell'avanzamento di carriera. Si ipotizza che le donne possano avere minore fiducia in se stesse, possano essere meno competitive, così come possano presentare livelli inferiori di propensione al rischio, di fiducia e di competitività (Azmat e Petrongolo 2014). Le donne, viene argomentato, potrebbero avere una maggiore preferenza verso la famiglia rispetto agli uomini (Hyde 2005; Croson e Gneezy 2009; Pautasso 2015; Passaretta e Triventi 2021; Weisshaar 2017). Bosak e Sczesny (2008) sostengono che le donne si identificano come meno adatte ai ranghi più alti a causa di una nozione intrinseca che associa le caratteristiche maschili alla leadership. Si suppone quindi che le ricercatrici tendano a comportarsi diversamente dagli uomini, che i meccanismi di autoselezione producano scelte diverse in termini di ambiti disciplinari e di ricerca, di allocazione del tempo tra lavoro e famiglia, tra docenza e ricerca, ma anche in termini di strategie di ricerca e pubblicazione. Come esito di tali processi di autoselezione (individuale), le ricercatrici tenderebbero ad avere un minor livello di produttività rispetto ai loro colleghi uomini (Abramo et al. 2009; Misra et al. 2012; Abramo e D'Angelo 2015; Mairesse e Pezzoni 2015; Nielsen 2016; Jappelli et al.2017; Uhly et al.2017; Filandri e Pasqua 2019; Ooms et al.2019).

Un secondo corpus di studi sul divario di genere nel mondo accademico è quello che possiamo definire “dal lato della domanda”. Questi studi  si fondano sull’idea  che esistano da un lato, pregiudizi di genere da parte delle organizzazioni, che si riflettono su comportamenti discriminatori nelle assunzioni e nelle promozioni, dall’altro sottolineano l’esistenza di barriere culturali e istituzionali, comprese le resistenze contro l'attuazione delle politiche di uguaglianza di genere nelle istituzioni accademiche. Le origini dei pregiudizi di genere possono essere diverse. C'è un “taste bias” quando le donne sono escluse sulla base di pregiudizi e opinioni sessiste (Pollard-Sacks 1999) o convinzioni ideologiche su chi è idoneo per determinate professioni (Witz 1990). Esistono anche barriere culturali più ampie che rivelano pregiudizi e stereotipi di genere persistenti rispetto alla definizione di mascolinità/femminilità nelle procedure di reclutamento, promozioni e avanzamenti di carriera e il modo in cui viene costruita l'"eccellenza" scientifica (Addis, Villa 2003; Addis 2008; den Brink e Benshop 2011). Inoltre, il pregiudizio di genere sembra essere all'opera nella percezione dell’importanza dei vari ambiti del lavoro accademico (Moss-Racusin et al. 2012). Le donne tendono a essere più coinvolte nell'insegnamento rispetto agli uomini, a dedicare più tempo al sostegno degli studenti e a lavori di gestione che offrono meno ricompense sul piano della carriera, un modello noto come “academic housekeeping” (Castaño, Vázquez e Martínez 2019). Tuttavia, nei criteri di valutazione accademica, l’"eccellenza" nella ricerca (vale a dire la produzione scientifica, in termini di numero di pubblicazioni) ha la precedenza sull'insegnamento in tutti i settori scientifici (Garforth e Kerr 2009). Numerosi studi e ricerche stanno affrontando sempre più il ruolo delle politiche di equità di genere per trasformare le disuguaglianze nelle università, così come le resistenze nei confronti dell'implementazione delle politiche da parte di attori che mirano a mantenere lo status quo della diseguaglianza (Lombardo e Bustelo 2021). Questa letteratura ha anche esplorato il ruolo di attori, come quelli legati ai vari femminismi, a livello sia individuale che istituzionale per contrastare tali resistenze e attuare in modo efficace politiche di uguaglianza di genere nelle università (Verge 2021, Tildesley, Lombardo e Verge 2022). La letteratura più recente ha evidenziato l'emergere di nuove disuguaglianze dovute all'affermazione dell'agenda neoliberista e alla conseguente ridefinizione di pratiche e processi organizzativi, tutti processi che hanno importanti implicazioni di genere (Bozzon, Murgia, Poggio 2018, Poggio 2018). Le disuguaglianze di genere nel mondo accademico possono essere influenzate anche dalle opportunità strutturali e normative che caratterizzano i diversi contesti nazionali (come nel caso del sistema di welfare) (Musselin 2005). Infine, un ormai ampio corpus di ricerche condotte durante il Covid-19 ha mostrato come la pandemia abbia avuto un impatto diverso sui percorsi di carriera di studiosi donne e uomini, esacerbando gli squilibri già esistenti (Pereira 2021).

 

AMBITI DI APPROFONDIMENTO

Questa call for paper per la rivista Sociologia del Lavoro (indicizzata in Scopus) è interessata a contributi originali teorici e/o empirici, quantitativi e/o qualitativi, in lingua inglese, che allarghino e approfondiscano la nostra comprensione della disparità di genere nelle carriere universitaria e delle politiche di genere per affrontare tali disuguaglianze. I possibili paper potrebbero includere uno o più dei seguenti argomenti, o temi correlati:

  • Meccanismi e processi che possono spiegare la produzione e la riproduzione delle disuguaglianze di genere nel mondo accademico.
  • Somiglianze e differenze nei percorsi di carriera nelle discipline STEM e SSH.
  • Differenze di genere a livello individuale in termini di aspirazioni, motivazioni, vincoli e strategie per entrare, proseguire o abbandonare la carriera accademica.
  • Pratiche e processi riguardanti il ​​reclutamento, il mantenimento e la promozione all'interno delle istituzioni accademiche (es. Dipartimenti, consigli, commissioni a livello nazionale o locale).
  • L'attuazione e l'impatto delle politiche di uguaglianza di genere nelle università.
  • Il ruolo delle pratiche organizzative e del modello di governance sulle disuguaglianze di genere, anche alla luce dei recenti mutamenti e dell'affermazione dell'agenda neoliberista.
  • Impatto della pandemia di Covid-19 sulle disuguaglianze di genere in ambito accademico, anche in considerazione delle possibili differenze tra gli ambiti disciplinari e delle precarie condizioni di chi lavora nelle università.
  • L'impatto delle politiche del lavoro, dei regimi di welfare e del patrimonio universitario sugli squilibri di genere all'interno del mondo accademico.

 

SCADENZE E TERMINI DI PARTECIPAZIONE

Le proposte di articoli in inglese dovranno essere caricate sulla piattaforma OJS della casa editrice, seguendo le indicazioni sulla pagina web della rivista: http://ojs.francoangeli.it/_ojs/index.php/sl/about/submissions entro e non oltre il 15 settembre 2023.

Le autrici e gli autori devono seguire le istruzioni per inviare gli articoli completi. Gli articoli non devono superare le 8.000 parole e devono rispettare lo stile e gli standard editoriali della rivista: https://www.francoangeli.it/riviste/NR/Sl-norme_IT.pdf 

Non saranno accettati articoli che non rispettino il limite di parole o gli standard stilistici ed editoriali indicati nel presente bando. Gli articoli correttamente formattati inviati tramite la piattaforma online della rivista saranno soggetti a un processo di double-blind peer review.

 

Riferimenti bibliografici

Addis, E. (2008) Genere ed eccellenza, in “La Rivista delle Politiche Sociali” n. 2, pp. 199-230.

Addis, E. and Villa, P. (2003) The editorial boards of Italian economics journals: women, gender, and social networking, in “Feminist Economics” Vol. 9, n. 1, pp. 75-91.

Azmat, G. and Petrongolo, B. (2014) Gender and the labor market: What have we learned from field and lab experiments?, in “Labour Economics” Vol. 30, pp. 32-40.

Bosak, J. and Sczesny, S. (2008) Am I the right candidate? Self-ascribed fit of women and men to a leadership position, in “Sex Roles” Vol. 58, n. 9-10, pp. 682-688.

Bozzon, R., Murgia, A., Poggio, B. (2018) “Gender and precarious careers in academia and research. Macro, meso and micro perspectives” in A. Murgia, B. Poggio (eds.) Gender and Precarious Research Careers: A Comparative Analysis, Routledge, pp. 15-49.

Cariero, R. and Naldini, M (2022) Gender Disparity in Access to Academia in Italy. The barriers to women’s early career stages (with Carriero, R.), in "Polis", 1, pp. 5-32.

Castaño C., Vázquez-Cupeiro, S. and Martínez-Cantos JL. (2019) Gendered management in Spanish universities: Functional segregation among vice-rectors, in "Gender and Education" Vol. 31, n. 8, pp. 966–985.

Checchi, D., Cicognani, S. and Kulic, N. (2019) Gender Quotas or Girls’ Networks? Evidence from an Italian Research Selection, in “Work, Employment and Society” Vol. 33, n. 3, pp. 462-482.

Croson, R. and Gneezy, U. (2009) Gender differences in preferences, in “Journal of Economic Literature”, Vol. 47, n. 2, pp. 448-474.

Filandri, M. and Pasqua, S. (2019) “Being good isn’t good enough’: gender discrimination in Italian academia, in “Studies in Higher Education”, pp. 1-19.

Gaiaschi, C. and Musumeci, R. (2020) Just a Matter of Time? Women’s Career Advancement in Neo-Liberal Academia. An Analysis of Recruitment Trends in Italian Universities, in “Social Sciences”, Vol. 9, n. 9, pp. 163.

Garforth, L. and Kerr, A. (2009) Women and science: What's the problem?, in “Social Politics”, Vol. 16, n. 3, pp. 379-403.

Hyde, J. S. (2005) The gender similarities hypothesis, in “American Psychologist”, Vol. 60, n. 6, pp. 581-592.

King, M. M., & Frederickson, M. (2020, September 12). The Pandemic Penalty: The gendered effects of COVID-19 on scientific productivity. SocArXiv. September 12.

Le Feuvre, N. (2009) Exploring women's academic careers in cross-national perspective: Lessons for equal opportunity policies, in “Equal Opportunities International”, Vol. 28, n. 1, pp. 9-23.

Lombardo, E. and Bustelo, M. (2021) Sexual and sexist harassment in Spanish universities: policy implementation and resistances against gender equality measures, in "Journal of Gender Studies", Vol. 31, n. 1., pp. 8-22 Open access https://doi.org/10.1080/09589236.2021.1924643

Mairesse, J. and Pezzoni, M. (2015) Does gender affect scientific productivity?, in “Revue économique”, Vol. 66, n. 1, pp. 65-113.

Misra, J., Lundquist, J. H. and Templer, A. (2012) Gender, Work Time, and Care Responsibilities Among Faculty 1, in “Sociological Forum”, Vol. 27, n. 2, pp. 300-323.

Moss-Racusin, C. A., Dovidio, J. F., Brescoll, V. L., Graham, M. J. and Handelsman, J. (2012) Science faculty’s subtle gender biases favor male students, in “Proceedings of the National Academy of Sciences”, Vol. 109, n. 41, pp. 16474-16479.

Murgia, A. and Poggio, B. (2018) Gender and precarious research careers: A comparative analysis, London, Routledge.

Musselin, C. 2005. “European Academic Labour Markets in Transition”, in "Higher Education" Vol, 49, pp. 135 154.

OECD (2017) The Pursuit of Gender Equality: An Uphill Battle, Paris, OECD Publishing.

Ooms, W., Werker, C. and Hopp, C. (2019) Moving up the ladder: heterogeneity influencing academic careers through research orientation, gender, and mentors, in “Studies in Higher Education”, Vol. 44, n. 7, pp. 1268-1289.

Passaretta, G. and Triventi, M. (2021) Inequality at the top. The gender wage gap among the Italian educational elites, Discussion paper, https://osf.io/preprints/socarxiv/updgw/.

Pautasso, M. (2015) The Italian university habilitation and the challenge of increasing the representation of women in academia, in “Challenges”, Vol. 6, n. 1, pp. 26-41.

Pereira, Maria do Mar (2021), Researching Gender Inequalities in Academic Labour during the COVID-19 Pandemic: Avoiding Common Problems and Asking Different Questions, "Gender, Work & Organization", 28 (S2), 498-509.

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Labor transformations and ecological transition - 165/2023 (1)

CALL FOR SPECIAL ISSUES n. 165 (1) 2023

Trasformazioni del lavoro nella transizione ecologica. Lavoro, welfare e movimenti sociali nell'era della giustizia climatica

a cura di Maura Benegiamo (Università di Pisa), Paul Guillibert (Universidade de Coimbra),  Matteo Villa (Università di Pisa)

Scarica la call for papers [EN/IT] (PDF)
Scadenza per la presentazione di un articolo: 15/09/2022

Labour migration, disuguaglianze e regolazione - 166/2023 (2)

CALL FOR SPECIAL ISSUES n. 166 (2) 2023

Labour migrations, disuguaglianze e regolazione dalla grande recessione alla crisi pandemica

a cura di Maurizio Avola (Università di Catania), Roberto Impicciatore (Università di Bologna), Nazareno Panichella (Università di Milano)

Scarica la call for papers [IT/EN] (PDF)
Scadenza per la presentazione di un articolo: 15/12/2022

New directions in Labour Process Theory - 167/2023 (3)

CALL FOR SPECIAL ISSUES n. 167 (3) 2023

Nuove direzioni nella Labour Process Theory

a cura di Francesco Bagnardi (Scuola Normale Superiore), Vincenzo Maccarrone (University College Dublin)

Scarica la call for papers [IT/EN] (PDF)
Scadenza per la presentazione di un articolo: 15/03/2023

[NON ATTIVA] Il lavoro e le regole - 164/2022 (3)

Obiettivi e contenuti della special issue

Lo scopo della special issue è di ricostruire la trasformazione del rapporto fra diritto del lavoro e sociologia, con particolare riferimento alla stagione che si è aperta dopo la crisi finanziaria del 2008 e si è aggravata con la crisi sanitaria, attraverso contributi multidisciplinari nei quali si riconoscano gli elementi di convergenza e di frizione fra il punto di vista sociologico e quello giuridico in ordine alle trasformazioni del lavoro e delle organizzazioni produttive.

Il rapporto fra la prospettiva sociologica e quella giuridica sul lavoro ha cambiato segno più di una volta da quando, fra le due guerre mondiali, il diritto del lavoro è emerso come disciplina autonoma dal diritto civile.

La prospettiva delle scienze sociali ha avuto un rilievo determinante nello sviluppo delle categorie fondamentali del diritto del lavoro cosiddetto “classico”. Per i giuslavoristi “classici”, il contratto di lavoro è diverso dagli altri contratti civili e commerciali nella misura in cui il rapporto di lavoro va inteso, sociologicamente, come rapporto di soggezione e subordinazione, e non dunque come contratto fra eguali. La capacità di riconoscere giuridicamente un rapporto di potere de facto fra due soggetti – datore di lavoro e lavoratore – è la base essenziale su cui è stato costruito il diritto del lavoro, innescando un processo di civilizzazione dell’impresa (Supiot 1994, cap. IV).

Una relazione molto stretta con l’analisi sociologica è anche alla base dello sviluppo del diritto sindacale. Basti ricordare che il costrutto di ordinamento intersindacale – alla base delle norme promozionali della Legge 300/1970 – fu elaborato da Gino Giugni sulla scorta dell’istituzionalismo di Commons e Perlman.

A partire dagli anni Novanta, la svolta neo-riformista del diritto del lavoro è stata accompagnata da un’inversione di prospettiva. L’indebolimento delle tutele del lavoro è stato giustificato sulla base della permanente emergenza occupazionale, accompagnata dall’idea che il lavoro fosse sempre meno bisognoso di tutela. A questa possibilità hanno dato un contribuito non secondario le ricostruzioni delle trasformazioni organizzative che enfatizzavano i presunti guadagni di autonomia dei lavoratori nei processi di produzione c.d. postfordisti, e l’idea che le scelte organizzative delle imprese fossero comunque contrassegnate da un’intrinseca razionalità, garantita dal mercato (e dai mercati finanziari).

Già a partire dalla metà degli anni Ottanta, per vero, il diritto del lavoro ha subìto una trasformazione profonda, che ha investito i due pilastri essenziali della disciplina: innanzitutto, si è venuta indebolendo la forza egemonica della categoria di subordinazione, chiave di volta dell’intero sistema. L’elaborazione del costrutto di parasubordinazione attorno ad una norma processuale indicativa della vis attrattiva del diritto del lavoro, ha consentito, per eterogenesi dei fini, una progressiva fuoriuscita dei rapporti di lavoro dall’area delle tutele.

In secondo luogo, è stato progressivamente indebolito il divieto di interposizione nei rapporti di lavoro, dapprima con l’introduzione del lavoro temporaneo tramite agenzia (1997), poi con la somministrazione di lavoro (2003), coeva all’abrogazione della legge 1369 del 1960 e a numerosi interventi univocamente finalizzati a favorire i processi di scomposizione del ciclo produttivo, a partire dalla modifica alla nozione di ramo d’azienda (art. 32, d.lgs. n. 276/03).

Dopo il collasso finanziario del 2008, l’inasprirsi delle disuguaglianze, l’aumento delle povertà, il peggioramento delle condizioni di lavoro, hanno sollecitato le scienze sociali non soltanto a rinnovare la loro attenzione per le condizioni di lavoratori e disoccupati, ma anche ad analizzarne le cause, dedicando un’attenzione crescente alle dinamiche di potere sociale sottese alle trasformazioni ed elaborando strategie e strumenti di regolazione.

La sociologia del lavoro e delle organizzazioni e la dottrina giuslavoristica hanno proceduto, in maniera sostanzialmente parallela, ad approfondire due questioni che restano di centrale rilievo per la regolazione giuridica del lavoro: (a) la dinamica dell’azione organizzativa nelle relazioni di lavoro, dentro e oltre i rapporti di pura gerarchia, tradizionalmente governati dal potere direttivo del datore di lavoro ; (b) la questione dei “confini dell’impresa”, ovvero i processi di segmentazione dei processi produttivi, di esternalizzazione e di delocalizzazione, con le loro conseguenze in termini di tutela del lavoro e dell’azione sindacale.

Più recentemente, un ulteriore terreno di approfondimento comune alle due aree disciplinari è divenuto (c) il cosiddetto “lavoro digitale”, articolato nella doppia dimensione dei processi di digitalizzazione dell’industria (c.d. Industria 4.0) e del crescente rilievo dell’organizzazione attraverso piattaforme digitali. Su questo fronte sono oggi disponibili alcuni riscontri empirici della ricerca sociologica e alcuni approdi del diritto positivo e del vivente (specie – ma non solo – con riferimento al lavoro dei c.d. rider).  

Per quel che concerne l’analisi dell’azione collettiva e della sua regolazione, sia nell’una che nell’altra area disciplinare è cresciuta l’attenzione per (d) le strategie di aggiustamento dell’azione sindacale nelle nuove forme di lavoro.

Infine, è prevedibile che, a seguito dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19, un’ulteriore fronte di ricerca che impegnerà sia i sociologi che i giuslavoristi sarà (e) lo studio delle dinamiche occupazionali e organizzative in un’inedita congiuntura economica che ha comportato un incremento dell’uso delle tecnologie digitali nonché l’elaborazione degli strumenti normativi per affrontarle.

Lo special issue intende esplorare lo stato, i limiti e le potenzialità del dialogo fra sociologia del lavoro e delle organizzazioni, da un lato, e diritto del lavoro, dall’altro, sulle cinque aree tematiche sopra enunciate.

A questo scopo, invitiamo a sottoporre proposte di articoli che affrontano almeno uno di questi nuclei tematici, focalizzandosi in particolare sulle acquisizioni della sociologia del lavoro e delle organizzazioni e del diritto del lavoro negli ultimi quindici anni:

  • Le traiettorie dell’analisi sociologica sulla trasformazione delle relazioni di lavoro, e sulle sue implicazioni in termini di flessibilità e precarietà, evidenziando in particolare il modo in cui l’analisi sociologica ha messo in luce le dinamiche di potere sociale nei rapporti di lavoro, e il modo in cui ha tematizzato il rilievo delle regole e delle loro trasformazioni;
  • le traiettorie del diritto del lavoro nella regolazione dei rapporti di lavoro, gli strumenti normativi elaborati per la tutela del lavoro non subordinato, il rilievo che l’analisi delle scienze sociali (e dell’economia) ha avuto nella trasformazione dell’elaborazione giuslavoristica sul rapporto di lavoro;
  • le acquisizioni della sociologia economica, del lavoro e delle organizzazioni sulle dinamiche di frammentazione, esternalizzazione, delocalizzazione dei processi di produzione, mettendo in luce in particolare i risultati raggiunti in termini di comprensione delle dinamiche di potere e delle strutture di governance delle catene del valore, nonché di comprensione del rilievo delle norme giuridiche nelle strategie di aggiustamento organizzativo;
  • la trasformazione del punto di vista e dell’elaborazione giuslavoristica sui confini dell’impresa, sui processi di esternalizzazione e sulle connesse responsabilità imprenditoriali, considerando in particolare il contributo che gli attori del campo giuslavoristico hanno tratto dalle analisi della sociologia economica, del lavoro e delle organizzazioni, nonché dal pensiero economico;
  • le acquisizioni della sociologia del lavoro e delle organizzazioni sui processi di digitalizzazione del lavoro, sia per quel che concerne la digitalizzazione della produzione industriale (c.d. Industria 4.0), sia per quel che concerne l’organizzazione del lavoro attraverso piattaforme digitali, con particolare riferimento all’analisi delle dinamiche del potere sociale e organizzativo nei processi di digitalizzazione;
  • le traiettorie dell’analisi giuslavoristica sul cosiddetto “lavoro digitale”, sia per quel che concerne la digitalizzazione dell’industria (c.d. Industria 4.0), sia per quanto riguarda il lavoro organizzato attraverso piattaforme, mettendo in luce in particolare l’attenzione dedicata alle dinamiche del potere sociale e organizzativo nei processi di digitalizzazione, e della sua regolazione;
  • le traiettorie e lo stato della ricerca sociologica sui processi di aggiustamento dell’organizzazione e dell’azione sindacale rispetto alle nuove modalità di organizzazione del lavoro, incluse le forme di quasi-unionism;
  • le acquisizioni del diritto del lavoro e delle relazioni industriali sulle più recenti modalità di organizzazione e azione sindacale;
  • la ricerca sviluppata in seno alle scienze sociali sulle trasformazioni del lavoro nella crisi economica generata dalla pandemia da Covid-19;
  • l’elaborazione sviluppata nel campo giuslavoristico rispetto all’emergenza economica e occupazionale derivante dalla crisi sanitaria del 2020.

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